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Che fine hanno fatto i Google Glass?

L’attesa era alta, la versione consumer pronta al lancio e poi …

Pochi, anzi pochissimi anni fa, erano sulla bocca tutti. L’aspettativa era alta e tutti erano sicuri che i Google Glass potessero essere il salto definitivo verso il futuro. Dovevano diventare l’emblema dell’Internet of Things(l’internet delle cose). Ma … cosa è successo e soprattutto che fine hanno fatto? Erano ormai pronti al lancio ufficiale sul mercato, pronti a coinvolgere i singoli utenti per garantire loro una user experience unica e interattiva. Tutti ci immaginavamo in strada come dei novelli IronMan, pronti ad estrapolare dati e informazioni con i nostri occhiali digitali. Eppure qualcosa è andato storto.

A Helsinborg, in Svezia, sono addirittura finiti nel Museo dei Fallimenti, che aprirà nel giugno di questo anno e metterà in mostra circa 80 oggetti che hanno, per modo di dire, deluso le aspettative iniziali.

Diamo atto però che, nonostante siano spariti dai radar del grande pubblico, al contrario alcune grosse aziende hanno vissuto una sorta di Rinascimento 2.0 grazie a questi piccoli aggeggi.

Voliamo metaforicamente in Minnesota (USA) e analizziamo il caso AGCO, leader mondiale nella produzione di macchine agricole. Scopriamo che i dipendenti aziendali fanno un utilizzo massivo dei Google Glass, al posto del classico tablet. Esempi di utilizzo? Possono vedere i manuali di istruzioni del macchinario direttamente sulle lenti, senza lasciare la postazione, ottimizzando così i tempi di lavoro. Ancora, possono utilizzare il sistema di riconoscimento vocale per dettare feedback sul lavoro svolto e salvarli direttamente. I lavoratori del turno successivo avranno così sottomano - o in questo caso, sott’occhio – lo stato di avanzamento lavori del turno precedente. Risultato? Velocità del processo di produzione aumentata di venti punti percentuali.

Sempre oltreoceano, la famosa Boeing, azienda Leader mondiale nella costruzione di aeromobili, utilizza gli occhiali Google per la produzione dei suoi veicoli. Grazie all’applicazione Skylight la durata media della processo produttivo si è ridotta fino al 25%, dimezzando contestualmente il margine di errore.

Tornando nel bel paese, invece, anche i cervelloni di casa nostra hanno sviluppato un’App collegata ai Google Glass, per il settore odontoiatrico. Con Dental Glass, infatti, il dentista può valutare l’anamnesi del paziente, registrare dati, scattare foto senza l’utilizzo delle mani durante la visita alla paziente. Può inoltre vedere all’interno dei Google Glass le informazioni sul prossimo appuntamento, senza doversi spostare al computer.

Se torneranno di moda anche per il consumatore “normale” non lo sappiamo ancora. Per ora, lasciamoli ad aziende leader nel mercato di riferimento o, tutt’al più, nel museo di Helsinborg.

Anche se, a dir la verità, il team di Google ha annunciato che i suoi Glass non sono ancora “morti”, ma vivono soltanto un momento di transizione e il gruppo sta sviluppando nuovi aggiornamenti per il futuro.

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